Come se non ci fosse stata già abbastanza carneficina sul campo di battaglia davanti a Grande Inverno, il regista Miguel Sapochnik è andato avanti e ha proseguito la sua sanguinosa “Battle of the Bastards” con l’equivalente Westeros di una bomba nucleare.
Il veterano regista di Game of Thrones, responsabile anche degli episodi della quinta stagione “The Gift” e dell’indimenticabile “Hardhome“, ha diretto il finale della sesta stagione con ardente furore, letteralmente nel caso della sequenza di apertura: l’atto di terrorismo di Cersei Lannister (Lena Headey), che ha distrutto lo storico Sept of Baelor di King’s Landing con una massiccia fornitura di feroce Altofuoco. La sequenza viene mandata in onda nei primi 10 minuti del finale e non solo, con la paura che cresce sempre più attraverso i letali bambini, scoperte mortali e un disperato strisciare nel buio, tutte scene unite insieme dall’inquietante colonna sonora creata dal compositore della serie Ramin Djawadi.
Nell’esecuzione della sequenza Sapochnik dice a The Hollywood Reporter che vi era un elemento da determinare prima di ogni altra cosa: il tono.
“Quando l’ho letto per la prima volta, mi sono chiesto come l’avremmo fatto e come avremmo evitato la sensazione che fosse qualcosa di scadente e economico“, dice. “Dopo tutto, far saltare tutti in aria nel terzo atto non è raro nei film d’azione di Hollywood“.
Con questo in mente, Sapochnik e la squadra di Game of Thrones si sono andati a guardare un paio di riferimenti specifici che li guidassero verso il corretto culmine, tra cui uno eroe del grande schermo che gestisce abitualmente le situazioni esplosive.
“La prima cosa che mi venne in mente fu fare l’esplosione in modo che assomigliasse a quella di un film di James Bond“, ha detto. “A volte effettivamente fanno saltare in aria i set che hanno costruito e poi usano le miniature per tutto il resto. C’era sempre qualcosa di molto soddisfacente a tale proposito per me da bambino“.
La seconda ispirazione è stata molto meno orientata su un successone, ma non meno grande in termini di cultura popolare: Il Padrino parte I e II.
“Ho amato il modo in cui le cose intercorrono in quelle sequenza finali“, afferma Sapochnik, “e anche se so questa metodologia non viene realmente considerata in Game of Thrones, ho percepito che fosse il modo più efficace di raccontare questa storia“.
Sapochnik ha lanciato queste pietre di paragone agli showrunner David Benioff e Dan Weiss, e ha iniziato la loro applicazione alle esigenze del “processo con l’Altofuoco“, come ora è denominato da alcuni fan.
“Siamo passati attraverso una serie di ripetizioni, cercando di legare il momento attuale dell’esplosione a come sarebbe stata l’esplosione dell’Altofuoco, come sarebbe stato il ritardo tra il momento dell’accensione e quello in cui raggiunge il Tempio, e poi abbiamo pre-visualizzato i grandi momenti pesanti con il CGI in modo da poter capire dove sarebbero stati girati alcuni elementi“.
La scena è stata girata in più punti e in più posizioni, ma la maggior parte delle riprese si è svolta in un teatro di posa a Belfast, in Irlanda. Mentre si potrebbe pensare che creare l’esplosione dell’Altofuoco sarebbe stato la parte più difficile della scena, si scopre che girare concretamente nel teatro del Tempio è stata la cosa più impegnativa.
“E’ un set divertente perché c’è sempre e solo stata metà della costruzione“ dice Sapochnik. “Se si vuole registrare a 360° devi far finta che hai girato intorno, ma solo a specchio dove tutti sono in piedi. Si tratta di un completo fottuto ingorgo per la continuità, e se vi siete mai chiesti a che cosa assomigliano 350 persone quando si grattano la testa, davvero confusi, cercando di capire il loro posto dopo avergli detto che la loro destra ora è la loro sinistra, prova a cambiare le direzioni nel teatro del Tempio“.
Altra cosa grande: la stessa Cersei. Quando scoppia l’Altofuoco e la polvere inizia a diffondersi e a depositarsi, la Regina Madre (che presto sarà formalmente Regina, a causa del suicidio di suo figlio) guarda da lontano, la sua faccia compiaciuta si colora con soddisfazione. Qualche istante dopo, confessa a Septa Unella che non ha mai provato un tale piacere in tutta la sua vita, che certamente appare sul volto di Cersei, testimoniando che ha assistito alla morte dell’High Sparrow (Jonathan Pryce), di Margaery Tyrell (Natalie Dormer) e di molti altri.
“Lena è abbastanza acuta quando si tratta di tracciare il proprio arco narrativo“, dice Sapochnik, aggiungendo che richiede poche indicazioni. “La cosa di cui abbiamo discusso di più era come reagire alla distruzione del Tempio. Questo soprattutto perché non c’era ovviamente il Tempio, ma solo uno schermo blu enorme con un sacco di punti sopra e un ventilatore per ricreare l’onda d’urto. Con un tale grande evento che si svolge, non avendo nulla da vedere o addirittura interagire ha complicato quello che alla fine era già una complessa risposta emotiva. Così le avrei parlato di quello che stava accadendo in ogni ripresa e lei avrebbe reagito di conseguenza. Lena non ha bisogno di qualcuno che la tenga per mano. Lei porta sempre la sua interpretazione migliore a lavoro. Per lo più non resta che togliersi dalla sua strada e lasciarla fare la sua cosa“.
La Headey non è stata l’unica ad aver portato la sua carta migliore per “The Winds of Winter“. Sapochnik, già responsabile di uno degli episodi d’elite nella storia di Game of Thrones prima di entrare nella sesta stagione, si è messo sopra a due strutture continue, in più caricate di una giusta dose di Altofuoco. Ma proprio come la “Battle of the Bastards“, creare le due strutture del finale della sesta stagione è stato uno sforzo estenuante, combattendo duramente a ogni passo del cammino.
“La sfida più grande è stata effettivamente quella di completare tutto senza ammalarci o dormire troppo ed essere in ritardo sul set, il mio peggior incubo“, dice Sapochnik. “Può sembrare stupido, ma come regista di questo show e con così poco tempo, ammalarsi è la cosa peggiore perché non puoi semplicemente fermarti e prenderti un giorno di riposo. Bisogna respirare e andare avanti. E di solito significa che ti devi mettere l’impermeabile e gli stivali di gomma e tornare là fuori con la pioggia, nevischio o neve“.
Nessuna parola su gli appassionati di pioggia o nevischio, ma gli appassionati di Snow (=neve) certamente apprezzano lo sforzo.
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